PM.35.2 Due madonne in trono con santi

Secondo Maestro di San Zeno (?)

Due MADONNE in TRONO e SANTI (terzo decennio XIV sec.) 956 x 426 h

Nell’area presbiteriale della chiesa durante le indagini compiute tra il 1959 ed il 1962, fu  coperto un vasto ciclo pittorico che comprende il lato nord, l’abside ed il suo catino e l’absidiola a sud. Purtroppo questi, come gli altri dipinti murali più antichi, sono stati ampiamente demoliti quando furono costruite le volte barocche o ricoperti, come nel catino dell’abside,  dai dipinti settecenteschi. Nella parte in alto del lato nord, sono visibili i resti di due ampie raffigurazione all’interno di una cornice rettangolare contornata da una vasta decorazione a riquadri colorati a scalare che continua anche al di sopra delle volte a crociera fino all’imposta della copertura. Questa decorazione geometrica era utilizzata sia in ambito religioso,  come nella Santissima Trinità a Verona  e in San Floriano di Valpolicella, che profano: in Palazzo Emilei Forti, nella reggia di Castelvecchio, nel castello di Avio e a Trento nella torre Massarello, tutte con una datazione che va dalla fine del ‘200 al terzo decennio del ‘300. Nella prima raffigurazione a sinistra, un baldacchino sostenuto da modiglioni in legno protegge una Madonna in trono al centro con Santi. Purtroppo solo la santa a sinistra è rimasta integra, mentre il santo non ha la testa e della Madonna è visibile solo una parte del corpo e del trono. Tutta la parte a destra del riquadro è stata demolita per costruire il pennacchio della prima volta a crociera. Del secondo riquadro si intuisce, dai pochi frammenti rimasti, che anche qui era raffigurata una Madonna in trono con santi. All’interno del riquadro sono stati murati, si presume recentemente, due stemmi scolpiti dei San Bonifacio, sicuramente anteriori alla metà del XIII secolo. A causare tutti questi danni alle pitture sarebbe stata anche la costruzione dell’arcone ribassato che attraversa la zona presbiteriale e taglia alla base i due grandi riquadri. L’arcone fu senz’altro costruito in sostituzione di due volte a tutto sesto più piccole sostenute da una colonna centrale per liberare la zona presbiteriale da questo impedimento (come avviene nella cripta di San Zeno a Verona), svincolando pure la cripta dall’ingombro della base della colonna.

(Irnerio De Marchi “Le opere d’Arte dell’ Abbazia di Villanova”-2022)

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